La famiglia e l’antropologo antipatico

Pubblicato su Facebook il 1 ottobre 2023

Cari amici,
oggi parliamo della famiglia. La mia speranza è che vi offendiate tutti accussì ni cacciamu u penzeru.
Se aprite un qualsiasi manuale di Antropologia Culturale scoprirete che la storia delle culture umane è molto complessa. Eh, già…
Ci sono peró delle interessanti scoperte che a tanti di voi risulteranno inaccettabili.
Siccome le culture umane negli ultimi milioni di anni ( Da Lucy in poi) si sono continuamente trasformate, verrete a sapere che fra i quattordici e i diecimila anni addietro l’uomo scopre l’agricoltura. Inizia la sostituzione delle civiltà di caccia e raccolta con quelle cerealicole. In questi ultimi millenni le civiltà cerealicole si strutturano con alcune interessanti invenzioni. Una relativamente recente è il monoteismo. Un’altra la proprietà della terra. Forse la prima è la famiglia. Perché? Per lavorare la campagna servono braccia. Chi ha dieci figli ha più forza contrattuale di chi non ne ha. Nasce la necessità di vincolare una donna a fare la fattrice di forza lavoro. Nasce il matrimonio. Nasce l’obbligo di fedeltà (sopratutto della donna). La famiglia deve essere riconoscibile come un’azienda. Famiglie e parentele devono essere alleate per tutelare le loro economie. Le civiltà di caccia e raccolta dove tutto questo non esiste o è molto molto tenue vengono demonizzate. L’agricoltore (stanziale) Caino è assassino del pastore (nomade) Abele. Inizia la donna come proprietà privata, come eterna subalterna, come fattrice, obbligata alla fedeltà perché bisogna sapere di chi sono i figli. La “morte” funzionale della famiglia arriva con la civiltà industriale. È vero che il “proletario” è ricco solo dei figli ma i figli partono, si disperdono, emigrano. Il vincolo si attenua e nelle civiltà complesse il controllo militare e contrattuale della donna è più difficile. Ma anche quello di tutte le espressioni della sessualità. Restano solo la morale e la religione a fare da collante. Due sovrastrutture culturali infatti. Negli ultimi centocinquantanni anche quelle si disgregano. La famiglia va in crisi perenne, smarrisce le sue sicurezze culturali, sociali e religiose. Arriva il problema della libertà di espressione sessuale venendo a cadere vincoli assoluti millenari. Oggi scopriamo nei fatti che la famiglia è travolta in quanto istituzione e che dobbiamo porci il problema dei sentimenti e degli affetti. Non tutti reagiscono uguale e davanti alla confusione culturale si reagisce con la famiglia per decreto (la politica) o col femminicidio (tu sei mia e io ti ammazzo). Siccome sono antipatico non dubito che avrete da eccepire. In tutti i casi il consiglio è questo: studiate, come diceva Totó Gramsci