(I miei maestri – 1) Ieu fazzu lu me’ sonu (I make my own sound)

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In una sola volta ho imparato che sul proprio strumento ognuno deve cercare la propria voce. Mamma mia… sono passati già quarant’anni che eravamo sulle scale della porta di casa di Pascali, a contrada Buyzzi di Gioiosa. Pascali seduto sui gradini a suonare, con l’eterna giacchetta sulle spalle e sua figlia in piedi a guardarlo. La ragazza era scettica di fronte a noi, non si convinceva che quei ventenni venissero dalla città a sentire suonare un vecchio strumento… Insomma, cose d’antichità. A un certo punto le chiesi: “… ma quello che suona papà ti piace?” Andò un po’ in confusione, non voleva dispiacere il padre ma non voleva nemmeno mostrarsi “antica” di fronte a noi della città e quasi cambiò discorso: “Mi piacciono tanto i Rolling Stones…” Nessuno commentò qualcosa di preciso. Io sorridevo come per dire: “… non mi pare ci sia nulla di male…” Pascali si aggiustò un po’ la giacchetta, soppesò l’archetto con un gesto che faceva spesso, in verticale, allargando e chiudendo la mano. Poi lo girò verso quella lira che mi sembrava enorme, che si era fatta lui forse cinquanta o sessanta anni prima. “Ieu fazzu lu me’ sonu…” commentò, poi riprese a suonare.
Ed io pensai che Mick Jagger non avrebbe detto molto altro di diverso… I make my own sound… O forse: I play with my own sound. Ma sono sottigliezze.
Pasquale Iervasi, 1983, foto di Sergio Di Giorgio.
Dal booklet del CD: la lira in Calabria, a cura di Ettore Castagna, Nota Records