Ogni sabato mattina…

Ogni sabato mattina ho una breve pausa al lavoro verso le dieci. Faccio quattro passi nel quartiere e compro un pezzo di focaccia dal panettiere. No, due pezzi focaccia. Uno per me e uno per quell’amico all’angolo. L’amico che sta all’angolo del panettiere è un ragazzo africano che chiede l’elemosina fin dalle sette del mattino. Ci passo davanti ogni giorno a piedi, venendo da casa e lui è lì. Oramai ci conosciamo ma non ci salutiamo. È una specie di patto segreto. Non lo pretendo il saluto. Non pretendo l’ossequio del mendicante. E lui ci tiene al suo orgoglio di uomo. Sì, siamo d’accordo Alì, siamo d’accordo Mamadou, siamo d’accordo Abdel… Non lo so come ti chiami. Però il sabato mattina lui lo sa che quando esco dal panettiere compro due focacce e capisco che se lo aspetta. “Mi da due euro di focaccia, signora? Me la divide in due sacchetti?” Un euro per me e un euro per lui. Esco dalla panetteria, lo guardo e gli dico: “Tieni amico…” Lui tiene gli occhi a terra, si vergogna ma dice “grasi…” Prego amico, prego. La sua mano nera si gira e mostra il palmo bianco. Poi c’è il bianco del pane e il bianco della mia mano. “Grasi… amico…” Ed è così da settembre. Stamatina fuori la panetteria c’era uno nuovo, il giovane mendicante non si vedeva ma io ho chiesto due pezzi di focaccia lo stesso. Quando sono uscito però il nuovo ragazzo dell’angolo non c’era già più. Mi sono trovato solo con due focacce e nessuna voglia di mangiare, inutilmente, il doppio.

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