Il Valore della Solitudine

Questa è una storia di molti anni fa che stasera mi torna in testa.
Una storia fatta di minime storie sul valore della solitudine.
Cosmas mi insegnò il valore della solitudine.
A me che credevo di saperlo e non sapevo nulla.
«Io sono un monaco… un monaco, capisci?… Lo sai il greco? Che vuol dire mónachos? Colui che è solo. E per stare da solo devi essere un fanatico e io sono un fanatico. Sono sempre stato un fanatico…»
Cosmas era un estremista di Dio e, grazie al suo estremismo, San Giovanni Theristis riemerse dalle macerie. Io come tanti me lo ricordo quel tempio come un cumulo di pietre e poi me lo ricordo ricostruito e con gli affreschi.
“La vostra bontà è come una nuvola del mattino, come la rugiada del mattino, che presto scompare (Osea 6:4)”
Era un pomeriggio dell’estate meravigliosa della ionica. Era bello sentir cantare nella nebbia candida dell’incenso. Poi sentir dire i salmi in italiano perché c’ero io.
«Mi piace questa traduzione Cosmas. Ne avete una copia al monastero? Vorrei comprarla…»
Non me l’hai fatto comprare, Cosmas. Hai preso quell’ultima copia con due o tre pagine scurite di gocce di cera piovuta da sotto qualche icona. Hai preso quell’ultima copia e senza smettere di cantare me l’hai messa in tasca.
Hai fatto un’enormità da solo. In anni e anni sei riuscito a convincere il mondo a riedificare un tempio bizantino per com’era. Lo hai fatto lavorando da monaco, col silenzio, con la preghiera continua ed esicastica come sul Monte Athos.
Lo hai fatto nell’ingratitudine dei politici, dei tuoi stessi confratelli ortodossi, di molti calabresi, italiani e greci.
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Hai fatto tutto da solo.
Eri quasi sempre solo quando ti venivo a trovare. Al massimo con Giancarlo. Ma non ti tiravi indietro.
«Non mi dire che ascolti Alice Cooper!»
«No, Cosmas… Ti sembro uno che potrebbe sentire Alice Cooper?»
«Meno male, non gradisco quelli che sentono Alice Cooper»
«Vuoi sapere quello che sento io? Non te lo so dire… sento un po’ di tutto…»
Sapevi che mi piace la filosofia e mi mostravi col dito il mistero di Platone che era un pagano ma compariva su un’ icona cristiana appesa in fondo alla chiesa.
La mia assoluta allergia alla religione Cosmas la accettava, gli bastava il mio interesse per la spiritualità.
La spiritualità e le sue mani nelle mani dietro la schiena, i suoi occhi a terra, il suo passeggiare lento verso qualche ulivo attorno al monastero.
Da solo, poi, hai affrontato l’umiliazione, l’esclusione da San Giovanni, quella stessa ingratitudine, quell’invidia insanabile verso la forza morale indistruttibile della tua solitudine.
La solitudine del monaco.
Hai fatto anche la morte sola del monaco, sul Monte Athos. Nella lontananza, escluso a forza da tutto ciò per cui avevi lottato.
Poche settimane prima che ti rispedissero in Grecia mi convincesti a fare una conferenza sulla lira nella cultura bizantina esattamente davanti all’iconostasi.
Ascoltavi, andavi e venivi. Alla fine ti chiesi perché.
«Perché me l’hai fatto fare?»
«Perché pure tu sei un fanatico a modo tuo».
Sì ma incapace della grandezza della tua solitudine
“Si spanda il mio insegnamento come la pioggia, stilli la mia parola come la rugiada, come la pioggerella sopra la verdura e come un acquazzone sopra l’erba” (Deuteronomio 32:2)