A beneficio dei miei lettori. Seconda puntata. Il mistero degli armeni lontani dal Caucaso

In “Del sangue e del vino” è Papajanni, un tappetaio armeno, a parlare del senso del Destino a Dimitri… Non ho inventato io la presenza degli armeni in Calabria. E’ una delle tante presenze in questa regione crocevia. Un popolo di guerrieri cristiani che arriva sullo Jonio da una provincia remota, all’ombra dell’Ararat, di un Caucaso dalle altezze impossibili visto dalle dolci colline a ridosso del Mediterraneo, fratelli fra i fratelli dentro uno sconfinato Impero Bizantino.13769345_545970325608660_6468359283106192930_n

(Rocca degli Armeni – Foto di Antonio Cuzzilla)

Rocca Armegna, Rocca Armenia, Rocca degli Armeni… in provincia di Reggio Calabria … A più di cento metri sul livello del mare un monolite di arenarie compatte porta su di sé dei ruderi secolari, sono quasi dei frammenti di un castello imponente fiaccato da una serie di terremoti e poi distrutto. Sotto con un dislivello molto pronunciato è adagiato quel che resta  di Bruzzano Vecchia. E’ questa la Rocca calabrese degli Armeni? Pare di no. Gli archeologi dicono che il toponimo sulla cartina è esatto ma che l’insediamento armeno vero e proprio sorgeva poco più a nord-est di quello che conosciamo oggi che fu abbandonato in seguito al devastante terremoto del 1907. Esso era a ridosso di Santa Domenica, dove sorgeva Bruzzano nel 925, distrutto dagli arabi, guidati da Abu Ahmad Gafar Ibn Ubayd. Ad ascoltare quanto si racconta sul territorio, dopo i plurimi crolli per la sequenza di terremoti che colpirono  Bruzzano, i superstiti si divisero fra quella che sarà Ferruzzano, altri intorno al monolite di Rocca Armenia. La presenza degli armeni in Calabria si legge solo attraverso la traccia archeologica. Non vi sono altri tipi di segno lasciati sul territorio della regione se non alcune croci, alcuni pavoni incisi nelle rocce di alcune chiese rupestri del Basso Jonio reggino. E poi alcuni toponimi, alcuni antroponimi, altri resti archeologici di insediamenti… Infine il fascino irrisolvibile di quella grotta oggi discarica che assomiglia a una chiesa rupestre armena ai piedi del monolite della Rocca. Questo rimane di una presenza che dovette essere forte. La ragione vera di questa migrazione è incerta. Contingenti militari spostati a guardia del Thema tis Calavrias dal Serenissimo Imperatore di Bisanzio? L’epoca è remota e oltrepassa i mille anni. Altre derive storiche parlano di probabili profughi che a partire dall’ottavo secolo cercarono rifugio dalla pressione turca ai confini opposti dell’Impero Bizantino, nel Mediterraneo, per contrastare il pericolo che poteva arrivare dalla Sicilia araba. La vallata di Bruzzano fu teatro di guerre dal respiro molto ampio, che riguardavano gli equilibri dell’intero Mediterraneo. Pare che nell’862 il Wali di Sicilia, Ab-Allah Ibn Al-Abbas dopo aver occupato varie rocche bizantine in Sicilia pensò di distruggere anche Qalat-Al Armanin (la Rocca degli Armeni), secondo quanto riferisce un testimone arabo, Al-Aktir. La comunità distrutta trovò la forza di ricompattarsi ma come abbiamo già detto più sopra, nel 925 subì un nuovo massacro. L’arrivo dei normanni nel 1060 porrà fine a questa serie di devastazioni unificando in un’unico regno meridionale Sicilia e Calabria. Non fu una pace del tutto positiva per quelle genti di cultura orientale che abitavano l’area, armeni, greci, ebrei … ma questa, come sempre si dice, è un’altra storia.